domenica 17 ottobre 2010

ASD Nazionale Calcio Regno delle Due Sicilie - Comunicato

ASD NAZIONALE CALCIO REGNO DUE SICILIE

COMUNICATO

Sono state portate alla nostra attenzione alcune voci circa asseriti ammanchi e appropriazione di fondi in relazione alla partecipazione della nostra squadra alla VIVA Cup 2010 a Gozo (Malta) lo scorso giugno.

A tale proposito si rammenta che:

1. il bilancio relativo (entrate ed uscite) è stato pubblicato on-line lo scorso 22 giugno 2010 sul sito www.duesicilie.org (dove è ancora disponibile) sotto il titolo "Resoconto finanziario della Nazionale";
2. Nonostante la correttezza della precedente gestione le spese per la trasferta a Malta sono state notevoli e la nuova gestione societaria si è trovata di fronte ad un debito che è stato risanato dai nuovi consiglieri che si sono tassati a tale proposito;
3. Non si capisce quindi a cosa si voglia far riferimento con tali dichiarazioni non rispondendo queste al vero, si ribadisce peraltro che la responsabilità formale e sostanziale di eventuali irregolarità ricade sul presidente allora in carica.

Si coglie l’occasione anche per rispondere ad alcune critiche in relazione a quanto apparso nel corso della puntata di Presa Diretta su Rai Tre intitolata "Fratelli d’Italia", nella quale si sono visti alcuni giocatori della nostra Nazionale cantare l’inno italiano:

1. I giocatori in questione hanno partecipato a titolo gratuito alla competizione dimostrando quindi un notevole attaccamento alla squadra che hanno servito con professionalità ed abnegazione;
2. Contrariamente alla direzione padana, che è stata vicina ai giocatori, la nostra direzione, nella persona dell’allora presidente, ha praticamente abbandonato i giocatori a loro stessi, salvo poi criticarli successivamente una volta conclusa la manifestazione.

Il Direttivo


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mercoledì 13 ottobre 2010

CASO "DIPLOMATICO": LA PADANIA NEGA LA RIVINCITA ALLA NAZIONALE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE


I filoborbonici di mister Riviello avevano chiesto di rigiocare dopo la sconfitta al trofeo del Mediterraneo.

"Il direttivo della Nazionale del Regno delle Due Sicilie informa i tifosi, i sostenitori ed i simpatizzanti della nostra compagine sportiva che, dopo la vittoria del RDS al II trofeo del Mediterraneo del 23 settembre 2010, la compagine Padana non vuole incontrare e dare la "rivincita" alla nazionale RDS. Con buona pace dell’assessore allo sport lumbard. La nostra nazionale è oggi diversa da quella che ha partecipato ai mondiali di Gozo. Competitiva e formata da calciatori di alto livello selezionati dall’ottimo Mister Riviello".

Questo il testo del breve comunicato inviato dai responsabili del gruppo di comunicazione della Nazionale del Regno delle Due Sicilie alla notizia del rifiuto della rappresentativa padana (che come team manager ha il consigliere regionale della Lega Nord Renzo Bossi, figlio di Umberto, leader del partito ndr) di concedere la rivincita dopo la sconfitta per 2-0 subita nel corso del torneo vinto dai lombardi e che vide i filoborbonici piazzarsi ai piedi del podio.

La nazionale di calcio del Regno delle Due Sicilie nasce lo scorso dicembre 2008 da un’idea di Guglielmo di Grezia come veicolo tangibile dell’orgoglio di essere meridionali e anche come punto di unione dei vari movimenti meridionalisti sparsi per la penisola, sicuramente uno strumento mediatico di straordinaria efficacia che si spera renderà ancora piú popolari anche le idee meridionaliste dei fondatori della squadra.

La squadra ha esordito il 30 aprile 2009 al 1° Torneo Smarathon in un triangolare al quale partecipavano la rappresentativa della Padania campione mondiale in carica tra le nazioni senza Stato, e la squadra della cittadina di Darfo Boario Terme militante in serie D.

La squadra è iscritta quale unica rappresentante delle Due Sicilie nel NF Board, la federazione mondiale di calcio per "popoli senza nazione", ed ha partecipato al mondiale di Gozo (Malta) 2010 raggiungendo la semifinale , sconfitta per 2-0 dalla Padania - che annovera tra le sue fila anche l’ex bomber di Inter e Milan Maurizio Ganz - che poi vincerà il mondiale, ben figurando in questa prima apparizione internazionale.

Tra le punte di diamantedella nazionale borbonica figura l’esperto Pietro Capuccilli, centrocampista 36enne dalle spiccate doti offensive che vanta un importante passato professionistico in categorie superiori. Cappuccilli ha infatti vestito le maglie di Reggiana, Casertana, Fasano, Potenza, Frosinone, Vittoria, Rieti, Modica e Sant’Antonio Abate.

Autore: Gianluigi Noviello


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lunedì 11 ottobre 2010

Presa Diretta - 10/10/2010 FRATELLI D'ITALIA - La Nazionale del Regno delle Due Sicilie su Rai 3


http://www.youtube.com/watch?v=9qLHYOvmsSI

Presa Diretta 10 10 2010 Fratelli d'Italia
A 150 anni dall'Unità d'Italia, siamo ancora un popolo?
Per rispondere a questa domanda PresaDiretta ha scelto di compiere un viaggio sulle tracce dei Mille, da Bergamo (la città che ha fornito più uomini alla spedizione) fino a Caprera (l'isola dove Garibaldi è morto), passando per Roma, Venezia, Napoli e Palermo.
Il viaggio intreccia i sentimenti identitari degli italiani con le condizioni economiche dei territori. Ne esce il quadro di un paese profondamente diviso, tra Nord e Sud, dove le rievocazioni risorgimentali diventano l'occasione per antiche e nuove rivendicazioni economiche.
Si va dalla Festa della Repubblica, disertata dai ministri leghisti, fino al concepimento di una sorta di Lega del Sud: il Partito del popolo siciliano. Dalla partita di calcio Padania contro Due Sicilie, fino alle rivendicazioni neo borboniche dei movimenti napoletani, dalla crisi dell'industria al Nord che lascia gli operai senza lavoro, alla situazione tragica delle Asl campane, dove o si pagano gli stipendi o si pagano i fornitori.
FRATELLI D'ITALIA è un racconto di Alessandro Sortino.

In questa puntata va in onda anche un aggiornamento a un anno e mezzo dal terremoto in Abruzzo:
ancora non è chiaro se ci siano i fondi per la ricostruzione, mentre gli albergatori della costa che hanno ospitato i senza tetto e le imprese che hanno iniziato a restaurare le case meno danneggiate stanno ancora aspettando i pagamenti.
Un racconto di Alessandro Macina e Elena Stramentinoli.


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sabato 2 ottobre 2010

Il Presidente Onorario della Nazionale di calcio del Regno delle Due Sicilie, il compatriota Nicola Zitara è tornato alla Casa del Padre.




I dirigenti, tecnici e giocatori della Nazionale di Calcio del Regno delle Due Sicilie porgono le più sentite condoglianze alla Famiglia Zitara per la perdita del Presidente Professore Nicola Zitara.

Postiamo il commovente articolo che lo scrittore Pino Aprile ha scritto in ricordo del Professore Nicola Zitara .


NICOLA ZITARA, UN MAESTRO


di Pino Aprile

Nicola Zitara ha ceduto. Quando un maestro muore, il suo insegnamento rimane; per questo non si può dire che i maestri muoiano mai, davvero. Zitara aveva scritto "Unità d’Italia: nascita di una colonia" e "Memorie di quando ero italiano". Ma con i suoi articoli aveva lucidamente spiegato, sino all’ultimo, in quali modi l’economia tiene soggette regioni della Terra condannate a ruoli subordinati. Come il nostro Mezzogiorno. È stato guida di molti. Lessi il suo primo libro che ero poco più di un ragazzo; ma lui lo incontrai solo pochi mesi fa, a casa sua, a Siderno. Mi raccontò una storia che mi parve metafora della storia dei meridionali, dall’Unità a oggi. Era felice e sorpreso del successo di Terroni: «Vuol dire che c’era chi aspettava di sapere, chi è interessato alla nostra storia», diceva. «Dopo tanto tempo, non ci credevo più». Quando uscii da casa sua, scrissi qualcosa, per fermare i pensieri di quell’incontro. Eccoli.
«Ti vuole conoscere», mi dicono. Nicola Zitara è ormai un esserino scarnificato, nel letto che condivide con il cancro che lo sta uccidendo; i tubicini che escono dalle lenzuola nascondono l’indecenza del male sotto il letto. Ma gli occhi, nerissimi, enormi olive senza distinzione di colore fra pupilla e iride, sono di vivezza e intelligenza giovani e roventi. Gli porgo la mano. «Gira da quest’altra parte», fa, «voglio abbracciarti. Sei stato bravo». I suoi allievi ed estimatori lo venerano, solleciti e discretissimi. Quando escono, per lasciarci soli, li segue con lo sguardo: «Tutto questo affetto, queste attenzioni…», mormora, «non credi che stia ricevendo più di quel che merito, proprio mentre me ne vado?». È come se osservasse la sua condizione da estraneo. «Ti dà fastidio se fumo?». Non rinuncia. E perché dovrebbe, a questo punto?
Mi parla del libro che è riuscito a scrivere, nonostante la chemio, i lunghi periodi di inabilità non solo fisica, la scomodissima infermità che gli rende difficili movimenti minimi, persino raggiungere il pacchetto di sigarette (e ti precede, per evitare di essere aiutato), figurarsi i libri che rendono l’intera casa e persino la stanza-ospedale un unico, contorto corridoio di biblioteca. Sta correggendo le bozze: «Ma non riesco a licenziare più di venti pagine al giorno». Gli è difficoltoso pure leggere, lo aiutano la moglie, la figlia, che custodiscono il congiunto come un bene pubblico loro affidato dalla comunità.
Ha ricostruito oltre due secoli di politiche bancarie e finanza, sino agl’inizi della nostra storia unitaria e della spoliazione scientifica del Sud. «È necessario anche fare un’antologia della malefatte a danno del Mezzogiorno», dice. «Io non potrò. Devi farla tu. Tu e uno storico; tu per la capacità divulgativa giornalistica, lo storico per il dettaglio documentale, la cui ricerca potrebbe riuscirti troppo dispendiosa». Non so se si rende conto che sono vuoto, in questo periodo, incapace di pensare e fare: aspetto che dal sentire confuso emerga l’idea che porrà le altre in secondo piano. Non rispondo.
Finiamo per parlare di identità; e mi racconta una storia. «Ero giovane, insegnavo a Cremona, ero solo; e feci amicizia con un collega di qualche anno più giovane, ne avrà avuti 26, 27. Era figlio di un calabrese che non era più tornato nella sua regione. E della quale, lui non sapeva niente. Ne apprendeva da me. Quando tornai giù, mi seguì; lo accompagnai a Sant’Eufemia d’Aspromonte, il paese della sua famiglia. Immagina cos’era più di mezzo secolo fa, con gli escrementi delle greggi per le strade, le misere case di pietra. E lui incontrò, per la prima volta, i suoi cugini: era un professore del Nord, ben vestito, di forbito parlare; i parenti erano analfabeti, poveri, mani callose e sporche di terra e lavoro, sudore; intimiditi dal giovin signore che avevano di fronte. Lo portarono dinanzi alla casa che era stata del nonno, quella da cui era partito suo padre. E lì accadde qualcosa che ancora oggi mi sconvolge», e mentre lo dice, due rivoletti, gli scorrono dagli occhi sulle guance («Non badarci», si giustifica, «succede ai vecchi»). «Il mio amico cominciò a tremare, si avvicinò alla porta, si mise in ginocchio e scoppiò a piangere, con il viso fra le mani. Rimanemmo tutti muti, i suoi stupiti e ritrovati parenti e io. Tornò altre volte. E, infine, riportò al paese anche suo padre».

Pino Aprile

Fonte : www.pinoaprile.it

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